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Tophic et nunc

La struttura finanziaria delle PMI dal 2017 ad oggi

Sergio Montedoro Sergio Montedoro

I debiti finanziari tornano ad incidere sui bilanci delle PMI: questo è il trend a cui stiamo assistendo a partire dagli ultimi 4 anni. La lenta discesa del ricorso ai debiti finanziari osservata a partire dal 2011 per le imprese italiane (ed in maniera più evidente per le PMI), ha visto una decisa inversione di tendenza a partire dal 2016 (+0,6%) e si conferma in risalita registrando nel 2017 valori in crescita per l’1,7% e nel 2018 per il 2,2%.

Pur se nuovamente rilevante, per le PMI il peso dei debiti finanziari risulta ad oggi significativamente più sostenibile: assistiamo, di pari passo, a dinamiche decisive di rafforzamento del capitale “proprio” che proseguono da anni e che vedono aumentare le quote di autofinanziamento a ritmi superiori all’8% annuo.

A livello geografico risulta interessante notare come si declina questa tendenza su tutta la nostra penisola: i debiti finanziari delle PMI ammontano a poco più del 60% del capitale netto nel Nord-Est (61,5%) e nel Nord-Ovest (63,9%), mentre si attestano all’82% nel Centro, livelli molto distanti da quelli osservati fino a meno di dieci anni fa, quando i valori della leva finanziaria dimostravano una netta prevalenza del debito presso terzi rispetto al capitale proprio.

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Una simile tendenza si registra anche per le PMI del Mezzogiorno le quali riscontrano un peso dei debiti finanziari che, sebbene in leggera riduzione, conferma comunque una maggiore dipendenza dell’imprenditoria manifatturiera meridionale al credito bancario (i debiti finanziari sono pari all’85,9% del capitale netto).

Un dato che comunque risulta in linea con la diversa composizione industriale di PMI nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese, difatti, al Sud la concentrazione più elevata di PMI nel settore dei servizi, delle costruzioni e dell’agricoltura, ed una più contenuta nel settore industriale giustifica il minore valore aggiunto rispetto a quello registrato dalle PMI del Centro-Nord.

Tali dati risultano significativi se si analizzano altri due indicatori economici come fatturato e valore aggiunto. Nel 2016 la platea delle PMI nel solo Centro-Nord registrava un fatturato complessivo di 750 miliardi di euro, un valore aggiunto di poco più di 180 miliardi, e debiti finanziari per 190 miliardi.

In particolare è il Nord-Ovest l’area che raggiunge le dimensioni economiche più rilevanti: solo le PMI di tale area hanno prodotto oltre il doppio del fatturato del Centro (pari a circa 161 miliardi di euro, un valore aggiunto di 39 miliardi e un indebitamento pari a 43 miliardi). Sebbene configurino una dimensione economica di assoluto rilievo, rispetto al totale delle PMI italiane, le realtà del Mezzogiorno pesano per il 18,5% sul totale delle PMI e producono solo il 15% del fatturato e del valore aggiunto, contraendo una percentuale di debiti finanziari pressoché pari.

La Lombardia si attesta come la prima regione d’Italia in termini di fatturato delle PMI (257 miliardi), valore aggiunto (61 miliardi) e debiti finanziari (64 miliardi) confermando il trend illustrato sinora.

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Inoltre con riferimento alla specifica categoria delle “PMI innovative” presenti in Italia, i dati del 2018 sembrerebbero confermare ed anzi arricchire lo scenario fin qui illustrato. Come evidenziato nell’ultimo “Osservatorio PMI innovative – ottobre 2019”[1] elaborato congiuntamente da Bernoni Grant Thornton e l’Università di Pisa, si conferma in modo particolarmente accentuato il fenomeno di autofinanziamento nelle società a partire da 1 milione di euro di fatturato.

All’interno del “campione” di aziende esaminate infatti, circa il 23,90% delle stesse presenta addirittura un’eccedenza di disponibilità liquide rispetto ai debiti finanziari. Dato interessante riguarda invece quanto osservato per le PMI con classe di fatturato superiore ai 15 milioni per le quali si evidenziava un maggiore, se non prevalente, utilizzo della leva finanziaria, con un netto scarto rispetto alla classe di fatturato precedente.

Non da ultimo, un elemento che ha certamente favorito il rafforzamento della sostenibilità finanziaria delle PMI è costituito dal costo del debito, che si mantiene sui minimi grazie alle politiche espansive della Banca Centrale Europea. Le PMI hanno continuato a beneficiare di bassi tassi di interesse che hanno dato vita a crescenti investimenti i quali sono stati finanziati da una bilanciata presenza di risorse generate internamente e dal ricorso al debito presso terzi.

Le dinamiche illustrate hanno certamente permesso alle PMI di intraprendere un percorso caratterizzato da una nuova forma di solidità che però, stando agli ultimi accadimenti che hanno colpito il nostro Paese e l’economia a livello globale, rischia di essere nuovamente messa a dura prova dalle dinamiche socio-economiche che presumibilmente si ripercuoteranno a partire dal 2020 e negli anni a venire.

 

[1] Il Report è stato elaborato dal gruppo di lavoro dell’Osservatorio sulle PMI Innovative, costituito presso l’Università di Pisa congiuntamente con Bernoni Grant Thornton, disponibile a questo link.