Approfondimento

Il connubio tra fondi europei e criteri ESG

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I fondi europei rappresentano una serie di strumenti finanziari mirati a mitigare le disparità regionali nel continente, promuovere l'omogeneità sociale, accrescere la competitività, favorire l'innovazione e catalizzare la transizione ecologica creando le opportunità lavorative al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini.

La gestione dei fondi si basa sul principio della programmazione congiunta, coinvolgendo la Commissione europea, gli Stati membri e le autorità locali e regionali. L'allocazione di tali risorse avviene basandosi su criteri oggettivi come lo sviluppo socioeconomico, la dimensione demografica, il tasso di disoccupazione ed il livello di urbanizzazione. Ogni Stato membro deve contribuire finanziariamente ai progetti selezionati con risorse proprie. I beneficiari dei fondi possono essere enti pubblici o privati, organizzazioni non governative, imprese, istituti accademici, centri di ricerca e singoli cittadini.

I fondi europei a disposizioni di ciascuno stato derivano inizialmente dal bilancio a lungo termine dell’Unione Europea. Quest’ultimo è un documento strategico che definisce le priorità di spesa dell'UE per un periodo di sette anni, noto come Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). Il QFP definisce le risorse finanziarie disponibili per sostenere le politiche dell'UE in diversi settori, inclusi quelli legati all'ambiente, alla sostenibilità ed alla coesione sociale.

L'integrazione dei criteri ESG nel bilancio a lungo termine dell'UE è diventata sempre più rilevante negli ultimi anni e l'Unione Europea ha posto una sempre crescente attenzione alla sostenibilità in diversi ambiti di azione, definendo le priorità di spesa all’interno dei programmi di finanziamento.

Il rispetto degli standard ESG contribuisce a creare valore a lungo termine ed a ridurre i rischi legati alla sostenibilità ed è per questo che sono posti al centro di numerosi Programmi europei al fine di promuovere la transizione verso un'economia verde, inclusiva e resiliente. Uno dei programmi europei che certamente prevede una stretta relazione fra investimenti, fondi europei ed ESG è il programma LIFE.

Quest’ultimo rappresenta lo strumento di finanziamento principale dell'UE per l'ambiente e l'azione per il clima. LIFE, in particolare, si prefissa di raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e svolge un ruolo cruciale nel sostenere la realizzazione degli obiettivi della Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, del nuovo Piano di azione per l’economia circolare, della nuova Strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici e della Strategia “Un’ondata di ristrutturazioni per l’Europa”. Tutti i bandi promossi da LIFE hanno l’obbligo di identificare i risultati e gli impatti attesi tenendo conto degli indicatori chiave di prestazione (Key Performance Indicators - KPI) del programma. Tali indicatori contribuiscono a valutare l'impatto della call a livello ambientale, sociale ed economico, ad esempio attraverso azioni che hanno un impatto sull'economia e sulla popolazione locale. L’insieme di questi elementi rende LIFE uno strumento essenziale nel contesto della promozione e dell'integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle politiche e nelle pratiche degli attori pubblici e privati. Un comitato di valutazione, assistito da esperti esterni indipendenti, ha il compito di valutare tutte le domande ricevute non solo dal punto di vista dei requisiti formali di ammissibilità e idoneità ma anche sulla base di criteri di capacità operativa e di aggiudicazione, classificandole sulla base dei punteggi ottenuti.

Oltre ai programmi europei, l’Unione Europea mette a disposizione di ciascuno Stato membro un ingente ammontare di risorse a valere sui fondi strutturali. Quest’ultimi sono un insieme di asset economici istituiti dall’Unione Europea al fine di finanziare lo sviluppo e la coesione economica e sociale all’interno degli Stati membri. Il budget relativo ai fondi strutturali viene assegnato in seguito alla stipula dell’Accordo di Partenariato. Questo è un documento, predisposto da ogni Stato membro ed approvato dalla Commissione, che definisce la strategia e le priorità dello Stato membro nonché le modalità di impiego efficace ed efficiente dei fondi SIE al fine di perseguire la Strategia dell’Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Dall’oggetto dell’accordo di partenariato italiano per la programmazione 2021-2027 si evince la stretta relazione fra fondi strutturali ed ESG. In sostanza, presentare un progetto, a valere sui fondi strutturali, includendo al proprio interno componenti di sustainability e inclusion, consente di ottenere un punteggio più elevato in fase di valutazione.

Infine, va evidenziato come i criteri ESG trovino grande spazio anche all’interno del Piano di Ripresa e Resilienza. Va segnalato che a monte del Pnrr vi è il dispositivo Recovery and Resilience Facility (RRF), il quale si articola in sei pilastri, fra i quali è presente anche quello dedicato alla transizione verde grazie ad uno stretto legame fra criteri ESG e Pnrr. Il tutto è ancora più chiaro già dalla lettura delle missioni, in particolare, la Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, la Missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” ed infine la Missione 5 “Inclusione e coesione”.

Inoltre, va evidenziato che il dispositivo RRF e Next Generation Europe hanno come obiettivo quello di sostenere interventi che contribuiscano ad attuare l’Accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

In particolare, ogni Stato membro intenzionato a ricevere gli aiuti previsti dal dispositivo, deve inserire nel proprio Piano di Resilienza il principio Do Not Significat Harm (DNSH). Quest’ultimo prevede che gli interventi previsti dai PNRR di ciascun Paese non arrechino nessun danno significativo all’ambiente.

Il principio viene accompagnato da precisi criteri valutativi che consentono di determinare le modalità con le quali ogni attività economica contribuisce in modo sostanziale alla tutela dell’ecosistema, senza arrecare danno a nessuno degli obiettivi ambientali. Pertanto, ogni forma di investimento o di riforma presente nel Piano Nazionale viene valutata considerando il criterio DNSH attraverso un preciso e puntuale iter di valutazione inerente all’impatto ambientale di ciascuna misura prevista dai Piani Nazionale.