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Oil and Gas

Il settore estrattivo e petrolifero nella nuova normalità

Il settore estrattivo e produttivo si sta acclimatando alla nuova normalità, in cui il prezzo del petrolio grezzo nel 2017 si aggira tra i $45 e i $55 al barile. Per forza di cose, molte società si sono reinventate per mantenere i propri livelli di redditività.

di Kevin Schroeder, managing partner del dipartimento Energia di Grant Thornton US e responsabile del settore Energy and Natural resources a livello mondiale.

 

Sebbene io ritenga che la situazione rimarrà generalmente stabile nei prossimi sei o, forse, dodici mesi, il sottostante sistema dei prezzi presenta molte incertezze.

E non solo per le inevitabili incertezze derivanti dal fare pronostici. È insito anche nelle tante forze in gioco – dalle instabilità geopolitiche ai passi avanti fatti nel campo della tecnologia e dell’efficienza che hanno interessato i settori del petrolio e del gas. Altri fattori includono anche il delicato equilibrio tra domanda e offerta a livello mondiale, le scorte, i futuri orientamenti dell’OPEC (e di altri grandi paesi non-OPEC) nonché la capacità del settore privato statunitense di far crescere la produzione USA in maniera sostanziale. 

A questo si vanno ad aggiungere anche le somme, significative, che i fondi di private equity sono pronti ad investire, i futuri costi di perforazione e completamento, fattori metereologici e la diminuzione delle riserve di shale gas.

Tutti questi fattori possono influire in maniera negativa sull’equilibro attuale e generare volatilità e incertezza per il 2018.

Pertanto le imprese dovranno utilizzare questo periodo per capire come continuare a crescere in un momento di fluttuazione dei prezzi e come fare investimenti intelligenti per il futuro assicurandosi le risorse adeguate.

Un equilibrio delicato tra domanda e offerta

Il fattore principale che influenza il prezzo del petrolio è il rapporto tra domanda e offerta globale. In questo momento, l’equilibro tra domanda e offerta è molto delicato, in particolare a seguito della decisione, assunta nel novembre 2016 dai paesi OPEC, di tagliare la produzione per un certo periodo al fine di rilanciare i prezzi. A seguito del vertice OPEC del maggio 2017 a Vienna, la durata di questo provvedimento è stata estesa fino a marzo 2018.

Ma l’OPEC è solo uno dei protagonisti della storia. Anche i grandi paesi non-OPEC possono sovvertire l’equilibrio domanda/offerta. Ad oggi, gli Stati Uniti e la Russia producono ciascuno l’equivalente di circa 10 milioni di barili al giorno – circa lo stesso quantitativo prodotto dall’Arabia Saudita.

Mentre i paesi OPEC e gli 11 paesi non-OPEC, guidati dalla Russia, collaborano per mantenere i tagli di produzione decisi in precedenza, si trovano ad affrontare delle vere e proprie sfide. La Russia sta per affrontare le elezioni. Saudi Aramco è pronta per la più grande IPO della storia. Allo stesso tempo, un prezzo elevato del petrolio potrebbe portare all’incremento della produzione USA di shale gas e mettere a repentaglio la quota di mercato dei paesi OPEC e dei grandi paesi non-OPEC. Un equilibrio davvero delicato.

Le forze destabilizzanti

In realtà ci sono elementi chiari che indicano che tale equilibro stia per essere destabilizzato. Queste forze destabilizzanti sono attive proprio sulla porta di casa mia – negli USA.

In questo momento, per le società petrolifere e gli investitori statunitensi è piuttosto naturale avere una percezione positiva del settore. I significativi miglioramenti tecnici nei processi di perforazione e completamento, la diminuzione dei costi, l’utilizzo di dati in tempo reale, statistiche e cloud computing offrono grandi vantaggi e hanno contribuito ad abbattere i tempi e i costi dell’estrazione di petrolio e gas non convenzionali.

Imprese che erano sull’orlo del fallimento sono tornate a operare più forti di prima, uscite dal Chapter 11 con i beni intatti e libere dai propri debiti. Le società più forti, che sono state capaci di evitare il fallimento, sono ancora più forti oggi e hanno ampliato la propria presenza nei bacini chiave e hanno rimesso al lavoro un numero maggiore di impianti di perforazione.  Il settore beneficia inoltre di campi petroliferi eccellenti negli USA – con giacimenti multipli ed infrastrutture efficienti – tra cui il Bacino Permiano, lo SCOOP e lo STACK.

La diminuzione delle scorte di petrolio grezzo e gasolio hanno superato le aspettative e il prezzo del petrolio è rimasto pressoché inalterato. Con miliardi di dollari che i fondi di private equity sono pronti a investire nel settore, l’aumento della produzione e un numero significativo di pozzi perforati ma non completati, i prezzi di mercato continuano a rimanere mitigati. Va da sé che ora l’amministrazione a Washington favorisce la produzione interna con una normativa meno stringente.

Come risultato di queste forze destabilizzanti, sembra che le società petrolifere statunitensi abbiano sia la capacità che le opportunità di mercato necessarie per produrre di più – ma a quale prezzo? In particolare, gli operatori del Bacino Permiano sono motivati a produrre a livelli di record, che potrebbero ammontare a 8 milioni di barili nei prossimi anni.

Allo stesso tempo, la discussione sulle opportunità offshore si sta scaldando. Un nuovo sviluppo nel Golfo del Messico ha perso interesse ultimamente a causa del sistema dei prezzi e della concentrazione sul territorio interno da parte degli Stati Uniti. Tuttavia, non sarei sorpreso di vedere un cambio di rotta nel breve periodo.

Le grandi domande

La grande domanda è questa: se gli Stati Uniti dovessero unilateralmente aumentare la produzione, i paesi OPEC e i paesi come la Russia se ne staranno con le mani in mano? E se l’OPEC iniziasse a cercare nuove quote di mercato, quale sarebbe l’impatto sul prezzo del petrolio? Le imprese che riescono a generare profitti con il barile a $45 riusciranno a fare lo stesso anche con prezzi pari a $35 o $25?

Guardiamo però anche l’altro lato della questione: provate a chiedere a un ingegnere cosa pensa della diminuzione delle scorte. La realtà è che la produzione iniziale di petrolio non convenzionale scende piuttosto rapidamente. Esistono società pronte ad esporsi in prima persona ai costi di esplorazione proprio nel momento in cui sembra che il settore si sia stabilizzato? Con la produzione si alzeranno anche i costi correlati ai servizi del campo petrolifero.

Ma questi costi (e la disponibilità di impianti di perforazione, attrezzature e personale) freneranno gli aumenti di produzione? Quale impatto avranno le nuove politiche di riduzione dello spazio tra i pozzi sulle economie dei singoli pozzi e sui recuperi delle scorte? Anche i costi di superficie non dovrebbero essere ignorati, molti infatti tendono a non considerarli nei KPI relativi a esplorazione e produzione (E&P).

C’è poi anche la questione delle risorse umane. Molte persone brillanti hanno lasciato il settore in questi anni guidate dal desiderio di trovare un percorso di carriera più stabile e sicuro. Nel caso di una forte ripresa, le società saranno in grado di invogliarle a ritornare sui loro passi? E senza di loro, avrebbero le risorse e le capacità necessarie a cavalcare la ripresa?

Questi sono solo alcuni degli esempi dei fattori e delle incertezze che interessano il settore e che hanno, in ultima battuta, un impatto anche sul prezzo del petrolio.

Ancora uno sforzo

Sono stati fatti passi avanti significativi nel miglioramento dell’efficienza del settore. Tuttavia, alla luce delle incertezze, sono fortemente convinto che si debba fare ancora uno sforzo.

Sono a favore del risanamento dei bilanci delle società – e ritengo che dovrebbero sfruttare la stabilità di breve periodo. Dovrebbero prepararsi ad affrontare incertezza e volatilità a lungo termine, che sono inevitabili. Le società che stanno avendo buoni risultati in questo momento stanno focalizzandosi sulle proprie attività principali e stanno utilizzando i propri flussi di cassa per poter disporre di capitale e liquidità disponibile in tempi più incerti. Le società pronte per il successo stanno riducendo i propri debiti e mantenendo un rapporto Indebitamento Finanziario Netto/EBITDA favorevole.

Credo anche che le società petrolifere debbano tuffarsi nell’era digitale con lo stesso entusiasmo di settori quali l’ingegneria spaziale, in cui i tassi di insuccesso sono previsti con estrema precisione. Dovrebbero essere ormai superati i giorni in cui un tecnico doveva andare fino al pozzo per fare una ispezione rapida, rendersi conto che non aveva gli strumenti adatti e tornare la settimana successiva.

Il settore, ora, dovrebbe utilizzare strumenti digitali quali statistiche dati, robotica e intelligenza artificiale per effettuare auto-diagnosi, migliorare l’efficienza ed eliminare sforzi inutili. Per esempio, la produzione nei giacimenti profondi del Bacino Permiano è cresciuta a livelli mai visti dagli anni ’70, grazie a efficienze migliorate e a nuove tecnologie che permettono estese perforazioni orizzontali.

Quindi ora è tempo di fare piani per il futuro e crescere nella nuova normalità.