Corriere della Sera

Certificazione unica, modello 730 e cuneo fiscale

Giuseppe Bernoni
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Sarà un anno pieno di novità questo per il settore fiscale: riforme, sanatorie, nuove certificazioni e l’eterno progetto di una riforma fiscale. È davvero tanta la carne al fuoco anche se il rischio tanto fumo e poco arrosto è sempre dietro l’angolo. Ad analizzare alcune delle novità più importanti, ci pensa Giuseppe Bernoni, ex presidente nazionale dei commercialisti e fondatore dello studio internazionale Bernoni Grant Thornton.

Primo punto, le novità riguardanti la certificazione e il modello 730 nella versione 2021. «Sono novità importanti in un anno come questo — osserva Bernoni — Sono diverse le novità che interesseranno i contribuenti al momento della presentazione: dal Superbonus al 110% da riportare all’interno del 730, al trattamento integrativo per i redditi da lavoro dipendente e la detrazione per erogazioni liberali, fino al premio previsto dal decreto Cura Italia per i lavoratori dipendenti che viene riconosciuto nella certificazione unica 2021.

In particolare, il modello 730 tiene conto delle novità normative introdotte per l’anno d’imposta 2020, comprese deduzioni e detrazioni legate alla pandemia di coronavirus. Soprattutto il riconoscimento del Superbonus 110% e del bonus vacanze sono le principali novità per i contribuenti (pensionati e dipendenti) che dovranno compilare e inviare entro il 30 settembre il nuovo modello 730».

Rottamazione delle vecchie cartelle

E poi arriva la rottamazione delle vecchie cartelle fiscali: per qualcuno un’ennesima sanatoria, per altri un atto dovuto in un frangente come questo. «Si tratta di una buona iniziativa — afferma Bernoni — per dare respiro ai contribuenti, già colpiti da Covid-19 e da una pesante situazione economica. La rottamazione prevede l’annullamento dei ruoli inesigibili o di difficile recupero e l’eliminazione di interessi e sanzioni dal 2016 al 2019, nonché l’estensione al 2020 e 2021 della nuova rottamazione.

Non favorisce di certo gli evasori abituali, limitandosi a dare aiuto ai contribuenti in difficoltà a seguito della pandemia. Sarebbe bene accelerarne l’emanazione». Tra le novità introdotte quest’anno anche le agevolazioni fiscali per le imprese che avviano una nuova attività nelle zone economiche speciali istituite nel Mezzogiorno d’Italia. Per qualcuno è il solito tampone provvisorio destinato al Sud.

Possono bastare le agevolazioni fiscali o servirebbero investimenti per il mezzogiorno? Per esempio Infrastrutture o defiscalizzazione degli utili destinati a nuovo impiego al Sud? «Il provvedimento è sensato ed efficace — afferma il fondatore di Grant Thornton — perché gli investimenti nel mezzogiorno sono essenziali per coprire almeno in parte le carenze infrastrutturali di cui il nostro paese soffre da tempo.

L’obiettivo dichiarato è quello di agevolare lo sviluppo, grazie agli investimenti e alle nuove iniziative effettuate nella nuova «zona ZES» agevolate con una riduzione del 50% sul reddito. L’agevolazione è applicabile per sei periodi di imposta a determinate condizioni (mantenimento per 10 dieci anni dell’investimento e dei posti di lavoro)».

Il cuneo fiscale

Il taglio del cuneo per i redditi sopra i 28.000 euro viene portato a regime. I 28 mila euro di reddito sono da considerare una soglia troppo bassa? In Italia chi guadagna meno di 15 mila euro attualmente è già poco tassato e molto tutelato. La fascia più pressata dal fisco è la classe media. Non sarebbe meglio far salire il cuneo fiscale verso i redditi fino a 50 mila euro? La scomparsa o l’indebolimento del ceto medio di solito è un grande danno per tutto il sistema economico-contributivo di un paese?

«L’attuale taglio del cuneo fiscale è augurabile che venga elevato fino a 50.000 euro di reddito. La riduzione del divario tra la retribuzione lorda nella busta paga del lavoratore e quella netta permette di avvicinare il costo del lavoro a quello di altri paesi.

L’aumento del taglio consentirebbe alle imprese di effettuare una concorrenza più efficace, essendo in difficoltà anche sui mercati esteri, ove la competizione è elevata. Esso andrebbe incontro alle esigenze del ceto medio sottoposto da tempo ad un costante indebolimento in termini di pressione reddituale e ad una riduzione del tenore di vita, come avviene in altri paesi (si pensi all’esperienza degli Usa)».

Il progetto di una grande riforma

Infine il tanto annunciato progetto di riforma fiscale. Vengono stanziati 8 miliardi di euro annui a regime per la riforma fiscale, che comprende l’assegno unico, ai quali si aggiungeranno le risorse derivanti dalle maggiori entrate fiscali che confluiranno nell’apposito fondo «per la fedeltà fiscale».

Ci si aspettava qualcosa di più specifico per la riforma fiscale? Il fondo della fedeltà fiscale può essere utile o è un progetto ancora un po’ fumoso?

«Lo stanziamento per la riforma fiscale previsto in 8 miliardi nel 2022 e 7 per il 2023 è insufficiente per più ragioni — sostiene Bernoni — innanzitutto uno stanziamento così limitato non consente una realizzazione completa della riforma, inoltre una parte dello stanziamento verrà utilizzato come assegno unico universale per la famiglia, a favore dei figli per la crescita e l’aiuto alle famiglie più bisognose con un massimo di € 200 mensile per figlio»

E il Fondo di Fedeltà Fiscale? «Con la costituzione del fondo per la solidità fiscale, — invece — si è effettuato un cambio di strategia da parte del legislatore, infatti la costituzione del fondo si realizzerà attraverso risorse provenienti anche dai più elevati importi derivanti dall’incremento spontaneo da parte dei contribuenti, in altre parole si punta alla cosiddetta compliance fiscale. Nel contempo è stato abrogato il fondo per la riduzione della pressione fiscale creato nel 2014.

Il tax compliance vuole essere uno stimolo psicologico nei confronti dei contribuenti affinché siano più rispettosi nei confronti degli obblighi dichiarativi. In passato, secondo il Direttore dell ‘Agenzia delle Entrate, Ruffini, l’iniziativa di tax compliance ha permesso la riduzione dell’evasione fiscale di circa 5 miliardi negli anni 2016-2018, però, a mio avviso, questa iniziativa per essere efficace necessita di una vera e propria semplificazione dell’attuale normativa troppo complicata e dei numerosi adempimenti, alcuni dei quali eliminabili, che esasperano professionisti e contribuenti.

Attualmente è difficile poter dire se la legge di bilancio 2021 da sola possa spingere ad una più estesa compliance fiscale in modo da consentire al sommerso di uscire allo scoperto. È auspicabile una migliore chiarezza, perché così come è impostata il provvedimento sembra un po’ fumoso, inoltre i cospicui mezzi a disposizione e i dati di compendio dell’Anagrafe Tributaria, come già avvenuto in passato, consentiranno di individuare e combattere l’evasione esistente».

 

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