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Testimonianza

Lo considero il mio maestro

Giulio Tedeschi Giulio Tedeschi

Mi accingo – con sincera emozione - a condividere alcune riflessioni in occasione del sessantesimo anno di attività professionale del dottor Giuseppe Bernoni.

Lo considero mio maestro di vita professionale per tutto quello che mi ha trasmesso. Chiaro l'arduo compito che mi è stato chiesto: ripercorrere alcuni tratti significativi di “Studio Bernoni” (lasciatemi qui usare questo nome, anche se so che per Giuseppe l’inciso “professionisti associati” dà corpo alla sua idea di svolgimento dell’attività professionale che ha da subito intuito e sempre fortemente perseguito).

Avviso: tale emozione non è retorica, è sentimento che si alimenta in questa bellissima storia che fortemente coinvolge chi l'ha vissuta con lui (nel mio caso: sono entrato nello Studio da neolaureato nell’anno 1982).

E’ la storia di uno Studio che si è sviluppata lungo esperienze eccezionali, non solo professionali.

Lo studio e il suo fondatore

Un primo dato quantitativo che dà subito un senso dell'opera di Giuseppe Bernoni: dopo la sua costituzione imperniata su due professionisti, negli anni 80 e 90 nello Studio lavoravano e alimentava circa 20 professionisti e collaboratori (20 famiglie); all'inizio degli anni 2000 ben 110 professionisti e collaboratori (e relative famiglie); oggi ben oltre 250 professionisti e collaboratori. Un’intuizione che ha sviluppato certamente un’attività professionale, ma anche dato corpo al sostentamento delle relative famiglie. Ha creato lavoro. Uno sviluppo che apporta anche un significativo impatto socio-economico. Non è un aspetto secondario, anzi un merito da non sottovalutare.

Una crescita esponenziale, nel solco dell'intuizione dell'attività professionale in forma associata, solida e orientata come i fatti dimostrano in un costante sviluppo.

Il primo studio in via Fontana, nei pressi del tribunale; poi il trasloco in piazza Meda dietro la Scala; oggi in via Melchiorre Gioia nel nuovo sito di porta Garibaldi. Un’evoluzione da non misurare solo in termini di aumento dei metri quadri.

Da subito pensando all’associazionismo professionale come forma organizzativa del lavoro (ne parlerò un poco più avanti).

Servirebbero molte pagine per raccontare questo sviluppo e con essi i successi professionali di Giuseppe Bernoni. Mi piace qui sintetizzarli riprendendo il tratto rappresentato in un libro di Paola Capudi (Commercialisti famosi, Viscontea, Pavia, 1989):

“sin subito dopo la laurea in economia conseguita nei corsi serali lavorando in banca … poi il suo buon carattere la disponibilità nei rapporti umani e l'attivismo nei circoli cattolici e nelle associazioni professionali, nell'ordine dei commercialisti, l'abilità nel circondarsi di collaboratori validi e nel valorizzarli, la forza di lavoro eccezionale che lo portò addirittura prendere una seconda laurea in legge che lo proiettarono in un'ascesa professionale costante nella sfera privata e in quella pubblica”.

Così pure in quegli anni l'impegno e la visione profuso nell'attività istituzionale (prima presidente dell'unione giovani dottori commercialisti, poi dell'ordine milanese, indi quello nazionale e, non ultimo, la vicepresidenza europea su designazione congiunta delle professioni contabili italiane alla Federazione Europea degli Esperti Contabili - FEE).

Intanto lo Studio cresceva sistematicamente attraverso professionalità elevate e sviluppava poliedricamente nuovi servizi integrati, aprendosi all’ambito internazionale. Oggi accanto ai servizi tradizionali societari, contabili e fiscali di un tempo, trovano completamento le specializzazioni nelle aree di fiscalità internazionale, Transfer Price, IVA, contenzioso tributario, ma anche l’assistenza nell’ambito finanziario, concorsuale e pre-concorsuale (in queste ore la gestione e la ristrutturazione del debito, ma anche la programmazione finanziaria sono una necessità …), la nuova dimensione dei servizi nell’area M&A, nel cd. Transaction-Due diliegence e nel business risk, la consulenza H.R, solo per citare alcune specializzazioni sviluppate.

Non sono mancati gli incarichi prestigiosi: negli organi sociali di importanti realtà quali Cariplo, in società del gruppo Eni-Chem, l’editoriale Avvenire, società dell’allora gruppo IRI, gli incarichi nel gruppo Montedison chiamato con Guido Rossi a guidare il salvataggio nell’era post Gardini, Presidente dei revisori dell'Università Cattolica e della Camera di Commercio di Milano (e così in alcune delle aziende speciali della stessa), consigliere di Assofondi. Componente del primo organo Ombudsman bancario, primo giurì per la conciliazione delle controversie bancarie. Oltre ai tanti, prestigiosi, clienti che si sono confrontati con lo Studio (non citati per evidenti ragioni di spazio).

Alcuni dei quali assistiti nelle scelte aziendali da Bernoni direttamente, oggi ancora con noi segno di nostra soddisfazione professionale, ma soprattutto di soddisfazione reciproca.

Ha profuso un intenso impegno per avviare l’Osservatorio Fiscale di Milano. Membro del Comitato Tributario Regionale presso l’Amministrazione finanziaria. Ha “battagliato” con il mondo politico dando il suo significativo contributo alla nascita dello Statuto del contribuente (legge 212/2000). E poi gli incarichi istituzionali quale curatore di procedure rinvenienti dal tribunale, le liquidazioni di società pubbliche su incarico del Comune di Milano, il ruolo di Giudice tributario presso l'allora Commissione Tributaria di Secondo Grado (oggi Regionale).

E con riguardo a quest'ultimo incarico è giusto ricordare quanto scrisse il Presidente della Commissione Tributaria in occasione delle sue volontarie dimissioni, rassegnate per potersi dedicare all’incarico presso il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti.

Annotava il Presidente della Commissione alcune considerazioni che ben tratteggiano il suo stile professionale: “ … il suo volontario allontanamento crea un vuoto difficilmente colmabile perché priva la sezione di un professionista onesto e capace che ha saputo nella difficile professione di giudice sottrarsi alle influenze derivanti dalla carica di presidente del consiglio di dottori commercialisti peculiarità di cui lei rimane integro e chiaro esempio per quanto in avvenire verranno a trovarsi in analoga situazione”.

Ancora: “... la sua capacità professionale ha contribuito alla soluzione di problemi ardui e difficili ed è stato proprio in funzione di quella che molte controversie sono state assegnate alla sezione di cui ella ha fatto parte”.

Molteplici le pubblicazioni su temi professionali in libri riviste e articoli sulla stampa specializzata. Significativo il suo contributo alla predisposizione dei principi di comportamento del Collegio sindacale, oggi documento di riferimento e di ampio respiro per i professionisti, riconosciuto all’origine da CONSOB come riferimento di prassi e oggi diffuso dal Consiglio Nazionale. Ma pochi sanno che l’intuito a codificare quelle “regole” di comportamento nascono da una riflessione congiunta di Bernoni, quale rappresentante dell’Ordine milanese, con il grande professor Piero Pajardi, all’epoca presidente del Tribunale di Milano (e insigne accademico del diritto fallimentare).

I giovani e le donne

Sempre attento ai colleghi di Studio, portatore di un entusiasmo verso i giovani, fautore dello Studio associato e dell’importanza della presenza femminile a livello apicale sin da subito.

Nel lontano 1969 ricordava che quella di dottore commercialista “è una professione che offre molto ai giovani purché abbiano voglia di impegnarsi seriamente e lavorare sodo e abbiano facilità a comprendere i problemi economici fiscali e amministrativi punto il futuro è comunque degli studi di equipe articolati con molti specialisti”.

E così è avvenuto: lo sviluppo dello Studio Bernoni ha dapprima fatto leva sul concetto di associazionismo implementandolo con la ricetta della specializzazione (con conseguente capacità di integrare singole competenze) con una spiccata attitudine a lavorare in staff.

Bernoni ci ha più volte rimarcato che lo Studio ha bisogno di energie e risorse umane, giovani versatili e brillanti. In questa direzione di pensiero lo Studio si è sempre più aperto a nuovi soci sul fondamento (sono sue parole: “…i giovani sono il fattore critico di successo della professione: da loro dipendono il presente il futuro e l'esistenza stessa della conoscenza e del sapere”. Così nel suo libro sui 50 anni della professione “Una vita per la professione”, Ugo Mursia Editore, 2011).

Analoga intuizione orientata verso le donne.

Basterebbe ricordare che il suo primo socio è stata la dott.ssa Adriana Borgonovo (studio associato iscritto con il n. 1 all’albo dell’Ordine di Milano). Situazione, immagino ero ancora studente, che ha generato curiosità e stupore a Milano. Ma Bernoni ha continuato a spiegarci come Dante affermasse "ci sono certe cose dove l'occhio femminile e vede sempre più acutamente di 100 occhi maschili" e così pure ci ha riportato l’insegnamento di papa Giovanni Paolo II laddove ripetutamente sottolineava la più intensa capacità intuitiva delle donne.

Come non ripercorrere la storia dei soci dello Studio per incontrare altre donne. Oggi é facile enunciare questi pensieri cose, ma ognuno di noi deve avere l'onestà intellettuale di ripensare a cosa volesse dire l’intuito di rappresentarli sin dagli anni 70 – 80.

L'internazionalizzazione dello studio

In questi ultimi anni, inoltre, lo Studio professionale come un'azienda ha implementato per svilupparsi e penetrare meglio sul mercato i propri servizi professionali potenziandoli e andando oltre i vincoli geografici intercettando anche le esigenze di chi non parla la nostra stessa lingua.

L'esperienza istituzionale presso gli organismi europei aveva persuaso Bernoni, altra intuizione predittiva, che occorreva organizzarsi per competere sul mercato internazionale. La strutturazione dello studio associato rappresentava ancora una volta le fondamenta di questo ulteriore sviluppo.

L'idea era vincente: fornire ai clienti servizi di consulenza diversificati per rispondere puntualmente alle accresciute esigenze di un mercato sempre più competitivo e globale.

La strada all'inizio non fu delle più semplici e richiese, soprattutto a lui con una pluralità di interventi non solo intellettuali, un intenso impegno sotto molteplici aspetti per poi arrivare alla realizzazione.

Oggi l'adesione al network internazionale Gran Thornton misura la bontà funzionale e coerente di tale scelta che ha ampliato l'esperienza internazionale e ha rafforzato la struttura dell’azienda-studio.

Logica conseguenza fu infatti quella di un ulteriore sviluppo del modello organizzativo dello Studio. Nuovi metodi e procedure che dovevano essere completamente rivisitati, implementati e poi attuati.

Ricorda Bernoni che grazie a questa scelta lo Studio entrò a far parte di contesti internazionali, prendendo altresì conoscenza di specifiche problematiche legali e fiscali proprie di altri paesi, il rispetto dei trattati internazionali contro le doppie imposizioni, le direttive UE, le sentenze della Corte di Giustizia Europea.

"La ricaduta logica fu quella di avvertire gli effetti di una visibilità non più legata soltanto al paese Italia, ma anche all'estero. Azione questa che ci consentì di estendere gradualmente il lavoro di nostri associati esperti in materia tributaria anche a clienti a noi non segnalati da altre nazioni che manifestavano interesse nei confronti del mercato italiano".

Un ulteriore merito: questo intuito orientò verso una nuova direzione azzeccata.

Quindi...

Se l'attuale Studio, dopo 60 anni dalla sua fondazione, ha conseguito importanti traguardi e continua a pulsare di dinamismo, ciò innanzitutto è merito di Giuseppe Bernoni che ha sempre creduto nel suo progetto operando con passione professionalità e dedizione.

Come ben capirete, tanti altri sono gli aneddoti che si potrebbero e che si dovrebbero ulteriormente ricordare in questo compleanno di una splendida avventura professionale.

Riassumo: le tante relazioni umane attivate, l'attenzione alle persone e alla formazione dei giovani, le intuizioni di guida nello sviluppo dello Studio e nel continuo adeguamento all'economia che cambiava, i prestigiosi incarichi professionali brevemente citati e il costante impegno istituzionale a favore dell'intera categoria sono un patrimonio che misura questo traguardo.

Sempre coinvolgendo colleghi e amici in quell’intuizione all’origine della bellezza della professione e l’ideale dell'associazionismo che negli anni 60 -70 non era compreso e proiettavano come un pazzo visionario (“Cosa è uno studio associato? E’ un’entità che nasce con un progetto condiviso, si sviluppa nel rispetto comune e con la perseveranza di realizzarlo”. Chi ha voglia, vada a rileggersi gli atti della sua relazione generale al congresso nazionale di Venezia 1978, ancora attuali, ma soprattutto portatrice di una prospettiva lucida e veritiera, verificabile nello sviluppo registratosi nella professione). Oggi i fatti gli danno piena ragione.

Dietro la sua scrivania, in piazza Meda, era appesa una massima di Theilhard de Chardin: “Niente nell’universo può resistere all'ardore convergente di un numero sufficientemente grande di intelligenze raggruppate e organizzate”

Grazie Giuseppe e ancora auguri!