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Web tax

I colossi del web diventano più trasparenti

Alessandro Dragonetti Alessandro Dragonetti

L’effetto più importante della tassa pensata per le multinazionali estere che operano in Italia sarà la totale disclosure al fisco, oltre ad un aumento del gettito. Ne parla Alessandro Dragonetti in un’intervista al mensile Legal, analizzando i passaggi che devono svolgere imprese e fiscalisti nell’applicazione della norma e gli effetti sugli investimenti delle società interessate.

 

Fiscalisti al lavoro per guidare le multinazionali del web nella procedura di regolarizzazione tributaria. È l’effetto dell’entrata in vigore della cosiddetta “web tax”, inserita nella manovra correttiva per consentire all’amministrazione finanziaria di mappare le attività svolte in Italia dalle multinazionali del web che aderiranno alla procedura di disclosure. La web tax interessa le imprese con oltre un miliardo di fatturato e che effettuano in Italia operazioni per importi superiori a 50 milioni di Euro, che potranno stringere accordi preventivi con l’Agenzia delle Entrate ed evitare inchieste e sanzioni. È prevista una sorta di compliance rafforzata dove lo studio tributario svolge un ruolo di primo piano nell’analisi e nella valutazione dell’esistenza di eventuali profili di criticità della struttura fiscale nonché della sua conformità alle normative nazionali e internazionali.

“La prima cosa da fare per le multinazionali interessate” secondo Alessandro Dragonetti “è un accurato esame della struttura fiscale di gruppo, solo a quel punto è possibile decidere se è il caso di aderire o meno alla procedura di regolarizzazione. L’avvio di un percorso di collaborazione virtuoso con l’Agenzia delle Entrate può rappresentare un efficace modello di gestione del tax risk.” Inoltre, continua Dragonetti, “il vero plus per l’amministrazione finanziaria sarà la totale disclosure che viene data alle attività svolte in Italia dalle multinazionali e quindi la mappatura delle stesse”.