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L’arte come asset patrimoniale e le sue peculiarità

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L’arte, da sempre espressione dell’ingegno umano e specchio della cultura, assume nel contesto patrimoniale moderno una duplice valenza: bene rifugio e investimento alternativo da un lato, complesso asset da gestire con perizia legale e fiscale dall’altro. Una collezione d’arte non è un semplice insieme di oggetti di valore, ma un’entità dinamica il cui possesso, trasferimento e valorizzazione richiedono una strategia integrata. Le sfide e le opportunità che i collezionisti si trovano ad affrontare sono molteplici, soprattutto nel delicato momento del passaggio generazionale, dove una pianificazione inadeguata può, addirittura, compromettere l’integrità della collezione e generare significativi oneri (non solo fiscali) e liti familiari. È, quindi, opportuno, inquadrare correttamente il contesto normativo, le implicazioni tributarie e gli strumenti giuridici più evoluti per garantire che la passione per l’arte possa tradursi in un’eredità duratura e ben gestita.

Inquadrare una collezione d’arte come una vera e propria asset class significa riconoscerne le peculiarità che la distinguono dagli strumenti finanziari tradizionali. A differenza dei principali investimenti finanziari, le opere d’arte sono, infatti, beni illiquidi, eterogenei e il cui valore è determinato da una complessa interazione di fattori: l’autenticità, la provenienza, lo stato di conservazione, l’importanza storico-artistica e, non da ultimo, le mutevoli tendenze del mercato. Questa intrinseca specificità impone un approccio gestionale multidisciplinare, che tenga in considerazione sia le implicazioni legali e fiscali, ma anche la titolarità, la provenienza dell’opera e l’eventuale presenza di vincoli che possono limitarne la circolazione se l’opera è considerata d’interesse storio culturale.

L’art lawyer e l’art wealth manager diventano, quindi, figure cruciali unitamente ai consulenti legali e fiscali, perché attraverso la due diligence legale e artistica guidano il collezionista verso scelte consapevoli e sicure, fondamentali in ottica di passaggio generazionale.

Un’accurata due diligence (preferibilmente in sede di acquisto) è fondamentale per verificare la titolarità e la provenienza dell’opera al fine di scongiurare che  la stessa sia frutto di furti, spoliazioni o esportazioni illecite. Documenti come certificati di autenticità, expertise e una solida catena di passaggi di proprietà (la provenance) non sono meri accessori, ma elementi costitutivi del valore e della legittimità del bene.

Da un punto di vista fiscale, se da un lato il legislatore italiano ha introdotto rilevanti incentivi all’investimento in opere d’arte (quali la riduzione dell’Iva al 5%, la non rilevanza fiscale del capital gain in caso di compravendita di opere meramente per finalità culturali e di godimento personale del bene), dall’altro lato, una non corretta gestione e pianificazione patrimoniale della collezione può portare a significative conseguenze fiscali e non solo.

È nel contesto del passaggio generazionale, infatti, che emergono le complessità maggiori: la trasmissione mortis causa o per donazione di una collezione può far sorgere significative passività a titolo di imposta di successione e donazione. Sebbene la Legge preveda specifiche esenzioni per i beni culturali vincolati, l’accesso a tali benefici è subordinato a condizioni precise, che richiedono una pianificazione attenta e anticipata ed un iter amministrativo di riconoscimento dell’interesse culturale del bene tutt’altro che celere.

L’assenza di una strategia chiara può portare alla frammentazione della collezione tra più eredi, a vendite forzate per liquidare le imposte e, in ultima analisi, alla dispersione di un patrimonio costruito con passione e competenza.

Il valore strategico del wealth management nell’arte

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