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Dall’internal governance alla compliance integrata per la sostenibilità aziendale

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La recente riforma della Crisi d’impresa (D.Lgs. 14/2019) ha posto la sostenibilità del debito e, quindi, la sua gestione, al centro delle condizioni per il mantenimento della continuità aziendale; il nuovo approccio prospettico (forward looking) alla gestione della crisi d’impresa punta sulla prevenzione (monitoraggio e valutazione del rischio) e sulla tempestività (strumenti di allerta e segnali di allarme) quali cardini del modello legale di gestione dell’impresa (art. 2086, c. 2, c.c.), centrando pertanto l’attenzione su quest’ultima.

L’adeguatezza della c.d. internal governance, ossia degli assetti organizzativo, amministrativo e contabile, anche in tale funzione è divenuto il nuovo paradigma gestionale sia quale obbligo giuridico cui rapportare la responsabilità degli organi societari in caso di default (art. 2476, c. 6, c.c.) sia – soprattutto – quale opportunità per l’imprenditore per garantire il corretto ed efficiente svolgimento dell’attività, migliorandone le performances.

Peraltro, l’adeguatezza degli assetti gestionali, imposta alle imprese dal legislatore della riforma fallimentare, anche in funzione di prevenzione della crisi ed a salvaguardia della continuità aziendale, trova una efficiente correlazione nei modelli organizzativi ex L. 231/2001 (MOGC) nell’ottica di una efficace compliance integrata.

In tale contesto, con la regolamentazione del nuovo percorso della composizione negoziata della crisi è stato definito in via funzionale il contenuto degli adeguati assetti gestionali, prevedendo strumenti di allerta e nuovi segnali di allarme, a presidio della continuità aziendale.

Inoltre, la disciplina bancaria europea (EBA) pone la programmazione ed il monitoraggio quali condizioni per l’accesso al credito; infine, la gestione del debito e la sua sostenibilità ai fini della continuità aziendale sono tra i contenuti specifici previsti dagli ESRS, i nuovi standard europei per la rendicontazione di sostenibilità elaborati dall’EFRAG, in ambito social e governance (ESG).

In particolare, il tema dell’informazione non finanziaria, anzi – oggi – “di sostenibilità”, ad integrazione di quella finanziaria, emerge quindi come elemento fondamentale ai fini dell’integrazione di rischi e fattori di sostenibilità (ESG) negli assetti gestionali dell’impresa, confermando la necessità per tutti gli stakeholder di disporre in via continuativa e tempestiva di flussi informativi, anche di natura qualitativa, aggiornati e attendibili circa le condizioni della stessa, soprattutto di carattere prospettico, in ossequio a quell’approccio forward looking ormai perno del sistema di prevenzione della crisi e di gestione del rischio che caratterizza nel suo complesso quella che, appunto, oggi è definita “compliance integrata”.

L’adeguatezza degli assetti gestionali è quindi funzionale anche all’informativa di sostenibilità e tale funzione, come detto, è direttamente connessa al principio della continuità aziendale (going concern), nell’ambito del quale devono essere quindi integrate le informazioni sui rischi relativi ai fattori ambientali (e non solo) in chiave strategica (obblighi e opportunità) e con un approccio prospettico (forward looking), necessario per la programmazione della gestione aziendale e l’individuazione dei relativi parametri di misurazione, al fine di dimostrare la sostenibilità nel tempo dell’attività; in tal senso, il suddetto concetto economico-aziendale di “continuità aziendale” appare oggi trasformarsi in quello multidimensionale, più completo, integrato ed evoluto di “sostenibilità aziendale”.

Tale evoluzione è dovuta al collegamento reciproco tra i due concetti; in quanto, per preservare nel tempo la propria continuità aziendale, l’impresa deve integrare nei propri assetti gestionali i fattori ed i rischi di sostenibilità ESG e, al tempo stesso, per perseguire quest’ultima deve salvaguardare la propria continuità aziendale.

La sostenibilità dell’attività d’impresa è stata poi posta al centro del programma europeo nel 2018 tramite l’assunzione di un Piano d’azione per la finanza sostenibile destinato prevalentemente a indirizzare i capitali verso investimenti sostenibili e rendere obbligatoria l’integrazione dei rischi correlati all’impatto ambientale e sociale dell’economia.

Nell’ambito delle definizioni, con prestito sostenibile dal punto di vista ambientale si indica un prestito volto a finanziare attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. Fa parte del più ampio concetto di «finanza sostenibile», espressione con la quale si intende qualsiasi strumento finanziario o investimento, compresi titoli di capitale, titoli di debito, garanzie o strumenti di gestione dei rischi emessi in cambio della prestazione di attività di finanziamento, che soddisfano i criteri della sostenibilità ambientale.

L’informativa sulla sostenibilità, pertanto, è determinata dalla necessità di ulteriori e più approfondite informazioni da parte degli stakeholder aziendali; infatti, per le imprese gli aspetti ESG assumono oggi rilevanza quale vantaggio competitivo e diventeranno nel tempo sempre più condizioni per il proprio mantenimento, rappresentando inoltre leve che muovono il valore intangibile delle stesse.

In tale contesto, ancora, si pongono, quale fattore di sostenibilità ESG, anche le tematiche fiscali (good tax governance) connesse agli strumenti di controllo del rischio (tax control framework) e di prevenzione (cooperative compliance).

Gli aspetti ESG, quindi, rappresenteranno nel tempo sempre più una condizione necessaria di esistenza con cui le imprese dovranno imparare a relazionarsi, partendo dalla implementazione di un modello di rendicontazione, adottando standard e criteri riconosciuti e integrando il sistema di reporting tradizionale, realizzando così un monitoraggio continuo della strategia di sostenibilità nella quale gli obiettivi ESG concorrano con quelli finanziari nella prospettiva unica della continuità aziendale, in tal senso ridefinita appunto di sostenibilità aziendale.

In sintesi, l’adeguatezza degli assetti gestionali (internal governance) e l’approccio prospettico costituiscono la via d’accesso alla compliance integrata per il conseguimento della sostenibilità aziendale.