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Comunicato stampa

Cala l'ottimismo delle aziende a livello globale

Sono il 32% (erano il 39% a fine 2018) gli ottimisti sulle prospettive economiche dei prossimi 12 mesi. In Italia, a giugno 2019, le aziende ottimiste sono il 36% contro il 26% della media europea.

  • Il 50% delle nostre aziende dichiara che il prossimo anno aumenterà gli investimenti in R&S;
  • E il 52% pensa di incrementare quelli in tecnologia, con un significativo miglioramento rispetto al 37% registrato nel 2018.

Nel 2019 l’Italia si trova “solo” al 52° posto su scala mondiale per investimenti tecnologici.


Milano, 29 luglio 2019 – Secondo l’ultimo International Business Report (IBR) di Grant Thornton, ricerca effettuata a livello globale sui dirigenti di oltre 2500 imprese del mid-market, nei primi sei mesi dell’anno, si registra un significativo calo dell’ottimismo da parte delle aziende (da 39% a 32%) per quel che riguarda le aspettative economiche per i prossimi 12 mesi. Le attese su fatturato, redditività e occupazione sono scese infatti ai livelli del 2016.

L'incertezza economica rimane molto elevata e quasi la metà delle imprese (46%) la identifica come un vincolo per la propria crescita, così come tra i fattori più limitanti per l'espansione internazionale, per il 25% delle imprese, c’è l’attuale politica delle tariffe commerciali (dazi). A incidere negativamente sugli outlook ci sono poi, più in generale, la fragilità dei mercati finanziari e l’aumento dei prezzi energetici, come quello del petrolio cresciuto di un terzo nel 2019.

In questo quadro di incertezza, le imprese preferiscono investire nella qualità dei prodotti e dei servizi piuttosto che dimensionalmente. Il 45% delle aziende globali prevede infatti di aumentare le spese in R&S nei prossimi 12 mesi. E l'aumento atteso degli investimenti in ricerca e sviluppo a livello globale è del +36%, il livello più alto mai registrato dal 2010.

Andando più nel dettaglio “geografico” del Report di Grant Thornton, nonostante rimanga molto limitato, in Europa l'ottimismo ha tenuto bene rispetto alla media mondiale, scendendo lievemente al 26% nel primo semestre del 2019 dal 28% registrato nella seconda parte dell’anno scorso. L'Europa rimane ostacolata dal protrarsi della stretta del mercato del lavoro.

Il 43% delle imprese dell'UE identifica la mancanza di lavoratori qualificati come un vincolo alla crescita, un dato costantemente salito dal 2016, quando era al 19%, a oggi. Questa tendenza è più evidente nell'Europa sviluppata.
Venendo all’Italia, il 36% delle aziende del nostro Paese si dimostra ottimista sulla crescita del mercato nei prossimi 12 mesi.

Nel prossimo anno il 50% delle aziende italiane aumenterà il proprio budget di spesa per investimenti in R&S, mentre solo il 6% delle aziende intervistate sostiene al contrario che le diminuirà.
Sempre in termini di investimenti, quelli in tecnologia fanno segnare un costante incremento; pensano infatti di incrementarle il 52% delle nostre imprese, con un significativo miglioramento rispetto al 37% registrato nel 2018. Un buon segnale in prospettiva considerando che nel 2019 l’Italia si trova “solo” al 52° posto su scala mondiale per investimenti tecnologici.

Secondo Alessandro Dragonetti, Managing Partner e Head of Tax di Grant Thornton: “Dopo un periodo di grande ottimismo e di forte crescita economica registrato nel 2018, l’ottimismo delle imprese a livello mondiale ha subito un calo attribuibile sia all’instabilità dei mercati finanziari, che ha caratterizzato il primo semestre del 2019, sia all’incertezza del panorama politico odierno. Nonostante un quadro generale piuttosto complesso, l’Italia sta reagendo bene e le aspettative sugli investimenti in R&S ne sono un chiaro segnale, soprattutto per quanto riguarda il settore del mid-market italiano, pilastro della nostra economia.

In base ad alcuni dei risultati dell’IBR Grant Thornton infatti - prosegue Dragonetti – il 20% degli attuali dirigenti globali nel mid-market crede che la capacità di essere innovativi sarà la caratteristica più importante per i leader d’impresa nel 2030 mentre il 16% ritiene che lo sia già oggi. Questo momento storico è particolarmente adatto per investire nel futuro, un momento in cui il concetto stesso di “investimento” sta evolvendo in qualcosa che supera il suo significato meramente economico.

Il management ha dunque il compito di puntare sulle capacità umane, sulla formazione integrata, agendo proattivamente su tutti gli asset intangibili ormai diventati di fondamentale importanza per la crescita ma soprattutto per la salvaguardia dell’impresa nel lungo termine.”