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Advisory

Mini-Bond: sempre più utilizzati non solo dalle PMI

Sante Maiolica Sante Maiolica

Il 2017 fa registrare 170 emissioni di Mini-Bond, in consistente aumento rispetto alle 110 osservate nel 2016, lo si legge dal 4° Report Italiano sui Mini-Bond redatto dall’Osservatorio Mini-Bond della School of Management del Politecnico di Milano.

Del totale delle emissioni del 2017, pari a € 5,5 miliardi di controvalore, circa 147 (86,5%) sono di taglia inferiore a € 50 milioni, mentre nel campione totale (467 emissioni effettuate dalle imprese del campione dal novembre 2012) circa l’84% delle emissioni ha una valore inferiore a € 50 milioni.

Nel corso del 2017 risultano aver collocato Mini-Bond sul mercato italiano 137 aziende, di cui 103 alla prima emissione, con un significativo aumento rispetto all’anno precedente. Il settore più rappresentato è quello manifatturiero (44% dell’intero campione).

Tale strumento, a dispetto della sua missione originaria, comincia ad attirare anche le aziende di dimensioni maggiori. Le emittenti del 2017, infatti, si dividono quasi equamente fra PMI e non PMI, che, nonostante la facilità di accesso al credito bancario, cominciano ad apprezzare il plusvalore implicito nella flessibilità di intervento offerta dallo strumento minibond, al quale, evidentemente, sono disposte a riconoscere un maggior prezzo.

Il taglio delle emissioni, tuttavia, rimane ancorato a dimensioni ridotte, con circa il 70% del numero complessivo, nel range tra 0 e 10 milioni di Euro.

Il 2017 ha dunque sperimentato una consistente crescita rispetto agli anni precedenti, attirando nuovi emittenti e investitori, nonostante la novità dei PIR abbia finora riguardato solo marginalmente il mondo dei Mini-Bond. Questo strumento sta quindi continuando ad affermarsi come un mezzo finanziario alternativo a sostegno dell’intero comparto corporate italiano, a dispetto del suo tanto contestato e discusso costo implicito.

Rimane a questo punto aspettare che il minibond venga utilizzato sempre più per favorire strategie di crescita, mitigando in parte il principale utilizzo ad oggi registrato, ossia il riscadenziamento della struttura debitoria preesistente.