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Giornata Mondiale dello Sport

I numeri dello sport in Italia

Alessandro Grassetto Alessandro Grassetto

Il recente rapporto redatto dal Centro Studi e Osservatori Statistici per lo Sport di CONI servizi (PDF) (pubblicato a novembre 2017) rappresenta sicuramente l’occasione per fare il punto sui “numeri dello sport” in Italia e, in particolare, per riflettere sulla diffusione territoriale, sull’evoluzione temporale e sulla diversa articolazione dei diversi sport praticati in Italia. Viene in primis confermata la continuità del trend positivo della pratica sportiva in Italia.

Nel 2016 la percentuale di persone che dichiara di svolgere nel proprio tempo libero una o più attività sportive raggiunge il valore record di 34,8%, corrispondente a oltre 20 milioni di italiani. Si pensi che nel 1959 (anno in cui risale la prima indagine ISTAT su tale argomento) lo sport era un’attività per pochi (poco più di un milione di persone!), praticata soprattutto da maschi (il 90,8% dei praticanti) e da adulti (solo l’1% aveva meno di 14 anni); al primo posto fra gli sport c’era la caccia (33%) seguita, neanche a dirlo, dal calcio (22,3%).

Chi fa sport e perché?

Oggi gli italiani che praticano sport nel tempo libero sono in maggioranza maschi, ma la quota di femmine è cresciuta in misura significativa, raggiungendo oltre il 40% dei praticanti. I bambini al di sotto dei 14 anni rappresentano un quinto degli sportivi, ma ormai 6 ragazzi su 10 e 1 ragazza su 2 praticano sport in maniera continuativa. Fra i maschi, il calcio è lo sport più diffuso (38,5%) – a seguire la pallavolo, il tennis, il basket e l’atletica - mentre la ginnastica, aerobica e fitness sono le più praticate fra le donne (38,7% della popolazione femminile).

Chi fa sport lo pratica soprattutto per passione e per mantenersi in forma; per i più giovani prevale l’aspetto ludico, ma gioca un ruolo anche la possibilità di socializzare e l’importanza dei valori che lo sport riesce a trasmettere.  Dall’altro lato la mancanza di tempo e interesse rappresentano i motivi principali per cui, invece, non si pratica sport (rispettivamente il 38,6% e il 32,8% dei non praticanti), mentre il 13,8% adduce la presenza di problemi economici.

Dal rapporto si evince inoltre che persistono rilevanti differenze territoriali fra Nord e Mezzogiorno nei livelli della pratica sportiva, differenze che purtroppo non si riducono se si guarda alle classi di età più giovani. Lo sport può essere, inoltre, uno straordinario strumento di inserimento, di partecipazione alla vita sociale e di tolleranza.

Disabilità e sport

Un incremento interessante è lo sviluppo di progetti che avvicinano le disabilità allo sport: ad oggi pratica sport circa il 20% delle persone adulte che riferiscono gravi limitazioni. Dati questi che si toccano con mano sfogliando i Bilanci Sociali approvati dalla Lega Nazionale Professionisti di Serie B, ambiente a me familiare, che evidenziano come tra le priorità di tale associazione vi sia la creazione del valore sportivo e sociale attraverso la diffusione dell’etica sportiva e i suoi valori che presuppongono la conoscenza delle regole e il loro rispetto.

Attenzione particolare è proprio data ai giovani che si dedicano al calcio, inteso anche come momento educativo che integra e a volte sostituisce il ruolo tipico dalla famiglia, investendo sulla formazione dei formatori, sullo sviluppo dei vivai, degli impianti e dei settori giovanili, curando la crescita sportiva, fisica e culturale dei ragazzi senza false illusioni e trasmettendo valori che ispirino positivamente il loro futuro.

Gli italiani praticano più sport

Dalla fotografia fatta dal Centro Studi e Osservatori Statistici per lo Sport si evince una diffusione della pratica sportiva continuativa in forte crescita ed emerge il fatto che gli italiani praticano più sport, in modo più differenziato e meno strutturato rispetto al passato, ne apprezzano l’aspetto ludico, il benessere fisico che ne deriva e ne intuiscono la funzione sociale, soprattutto fra i più giovani fra i quali lo sport è ormai parte integrante del processo formativo. Sicuramente permangono delle criticità su cui bisogna lavorare: l’accessibilità (soprattutto per le famiglie in difficoltà) e il miglioramento degli impianti delle strutture.

Insostituibile il ruolo delle famiglie, che conservano un peso decisivo nella trasmissione degli stili di vita, e della scuola, anch’essa in prima linea nel valorizzare lo sport.